Dopo aver trascorso due anni e mezzo a Tahiti, Paul Gauguin è ormai perfettamente padrone della sua arte, ne è cosciente e si aspetta di essere accolto in Francia come il più grande pittore moderno; ma ahimè, lo attendono soltanto delusioni e fallimenti.
Questo paesaggio bretone, raffigurante il mulino David, è una chiara dimostrazione delle idee di Gauguin sull'uso del colore. Egli rifiuta con decisione la predilezione neoimpressionista per l'accostamento dei toni complementari (il giallo, per esempio, serve, in quest'ottica, ad intensificare una tonalità di viola); per Gauguin, infatti, è meglio accostare del verde al viola o al blu, come egli stesso dimostra in questa tela o in “Due giovani bretoni sulla strada”, dipinto in questo stesso 1894.
In uno scritto teorico, Paul Gauguin paragona il colore alla musica: “Essendo il colore di per sé enigmatico per le sensazioni che ci offre, possiamo soltanto farne un uso altrettanto enigmatico, allo scopo non di disegnare, ma di trasmettere le sensazioni musicali che da esso derivano, dalla sua stessa natura, dalla sua forza interiore, misteriosa ed enigmatica. Il simbolo nasce da sapienti armonie. Il colore, che è una vibrazione musicale, tocca ciò che c'è di più grande e nello stesso tempo di più vago nella natura: la sua forza interiore”.